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gabriele basilico. le mie città
luogo:palazzo reale, milano
progetto:umberto zanetti, zda zanetti design architettura
progetto illuminotecnico:umberto zanetti - marionanni - Viabizzuno
foto:alessandro saletta - dsl studio
courtesy of unifor
Viabizzuno illumina la mostra ‘gabriele basilico. le mie città’, che celebra con oltre 300 scatti di città italiane e internazionali il celebre fotografo a dieci anni dalla sua scomparsa. promossa e prodotta da comune di milano-cultura, palazzo reale e triennale milano insieme a electa, e realizzata con la collaborazione scientifica dell’archivio gabriele basilico, la mostra – curata da giovanna calvenzi e filippo maggia – presenta una selezione dei lavori sulle grandi committenze internazionali di basilico. l’architettura espositiva, progettata da umberto zanetti, zda zanetti design architettura e risolta nelle sale del lucernario e delle cariatidi nel confronto tra la micro-scala dell’allestimento e lo spazio monumentale dell’intorno, è pensata come un tracciato urbano, un labirinto di vie e piazze in cui lo spettatore incontra, in un percorso di immagini tortuoso, sorprendente e libero, senza fili, le fotografie di basilico allestite su pannelli come fossero i muri delle strade delle città. il progetto della luce, sviluppato con marionanni e Viabizzuno, si ispira alle tesate che caratterizzano i paesaggi urbani immortalati dallo sguardo cosmopolita del fotografo italiano. i cavi aerei che punteggiano le immagini delle città di basilico vengono reinterpretati dalla catenaria di luce serpentine, disegnata per Viabizzuno dal maestro dell’architettura peter zumthor e adattata su misura al contesto di palazzo reale tramite il fissaggio su pali d’acciaio alti 4500 mm. i proiettori di luce led, con una temperatura colore di 3000k ed elevati parametri di qualità della luce, sono orientabili all’interno di un allestimento flessibile – realizzato con unifor –, lasciando libera la fruizione dei fotogrammi d’autore da parte dei visitatori. le pareti perimetrali, architettoniche e scultoree, rimangono così appena percettibili, in penombra che guida lo spettatore alla scoperta di città e metropoli del mondo come fosse perduto dentro un film, dove ogni fotogramma è simile eppure diverso.

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