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ap house
luogo:urbino, italia
progetto:gga gardini gibertini architetti
progetto illuminotecnico:rossibianchi lighting design e gga gardini gibertini architetti
responsabile tecnico di zona:maicol fedrigo
foto:ezio manciucca
ap house testimonia la rinascita di un antico borgo rurale collocato sulla sommità di una delle colline più alte e di maggior pregio paesaggistico dell’intero urbinate. il nuovo sistema di edifici sorge sui resti di un’antica volumetria risalente all’età comunale (fine xi secolo). collegate tra loro a livello ipogeo, le strutture giacciono su di una piattaforma di cemento rosso dominando il paesaggio circostante. il nucleo delle case, che costituisce un’unica unità abitativa, ristabilendo un dialogo diretto ed empatico tra le nuove costruzioni e la stratificazione storica del paesaggio, restituisce un ruolo di centralità al luogo. gli edifici, nel loro guscio lapideo privo di superfetazioni quali gronde o pluviali e nelle loro misurate proporzioni, si offrono al paesaggio come manufatti puri, discreti e silenziosi recuperando la propria identità ed appartenenza culturale alla matrice rurale del luogo. il progetto, se nel suo rigore compositivo e volumetrico interpreta fedelmente i temi formali tipici della tradizione marchigiana, all’interno, nel trattamento dei materiali, nel disegno della pianta e nell’arredo completamente realizzato su disegno, vuole rivendicare la sua spiccata contemporaneità. la struttura perimetrale in cemento armato trattata faccia a vista, svuota lo spazio e libera il volume interno da qualsiasi altro elemento portante. materia e luce tornano ad essere così gli elementi compositivi primordiali. il progetto della luce è radicale: prevede che sia l’involucro strutturale a diventare protagonista dello spazio evidenziando la natura dei materiali. negli spazi interni il cemento forato e inciso del soffitto e delle pareti diventa esso stesso parte integrante degli apparecchi di illuminazione. il progetto della luce si muove su due livelli funzionali diversi: uno più intimo e naturale, uno più tecnico e performante. una luce morbida e diffusa sottolinea in maniera naturale il ritmo degli spazi e delle superfici. la lampada foro, disegnata da peter zumthor nel 2003, annegata nella struttura delle solette, è la candela che invita a raccogliersi intorno agli spazi più intimi della casa. alloggiati negli intradossi, gli spot su binario droid, progetto di antoni arola del 2013, sottolineano i dettagli delle opere artistiche collocate sulle pareti, le sculture a terra e sui mobili. al piano primo, organizzato intorno ad un ampio ballatoio, una serie di lampade verticali a lesena, disegnate specificatamente per questi ambienti ed alloggiate nel cemento in nicchie perimetrali, illuminano l’intradosso della copertura restituendo una luce morbida ed un’illuminazione diffusa a tutta la zona notte. al fine di evitare la sosta e la vista di qualsiasi mezzo di trasporto al piano del giardino, l’accesso principale alla villa avviene al piano interrato dal grande garage. in questo spazio, oltre alle aree tecniche ed impiantistiche è collocata una sala cinema, una galleria espositiva di collegamento tra edificio principale e dependance e una palestra con annessa spa. dal livello inferiore, le scale conducono direttamente al cuore dell’edificio principale ove si apre la maestosa vista sullo scenario collinare e sull’area esterna della piscina. la dependance, nella scansione del frame ligneo perimetrale, è memoria del fienile. nel giardino, nelle ore notturne si compie la magia: la luce sospende i volumi ed alleggerisce la pietra.

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